Nei vari miti la figura del Minotauro è il mostro per antonomasia, dotato di una forza smisurata, di fronte alla quale la scienza, sotto le vesti di Dedalo, lo chiude in una struttura precisa: il labirinto. Isolato perché diverso, è una figura sempre al limite, incapace di capire e controllare se stesso. In lui vive il desiderio irrealizzabile di una “normalità negata” che prende vita quando incontra, tra le pareti del labirinto, quattordici giovinetti. È dal confronto con loro che il Minotauro percepisce l’ingiustizia di cui è vittima e la tragica verità sul suo stato, provando il violento desiderio di diventare ”normale”. L‟eccezionale, diventa nel mito una figura incontrollabile e per questo segregata e negata, costretta dalla società a rinchiudere la sua natura, all’interno di un solido ed intricato sistema complesso per contenere la sua forza. Il labirinto simboleggia un tipo di potere che parcellizza e ordina entità ed organismi complessi indipendenti e autoreferenziali. Eliminare il labirinto vuol dire liberare queste caratteristiche, del Minotauro, senza paure delle sue conseguenze e lasciandoci travolgere dalle forza destabilizzanti che queste porterebbero.
In questi disegni il Minotauro è estraneo al labirinto e presentato nella sua essenza di creatura unica nel suo genere. E‟ una presenza che si impone esclusivamente per la sua essenza, irrompe nello spazio come elemento singolare, la formula di un atto, di un evento eccezionale. Questi Minotauri liberati rappresentano l‟emblema dell‟imprevedibilità e dell‟irrazionalità nelle sue varie manifestazioni e, come nel bestiario architettonico, sono privo di una disciplina che li subordina. Fiero della sua diversità questo mostro non vuole più essere “normale” e per questo non ci uccide, ma al contrario è custode della nostra autonomia. Il Minotauro si è liberato.
(Qui di seguito una breve selezioni di lavori – china e pennarelli su carta, dimensioni 21×29)