Dopo che Schopenhauer ci ha raccontato che la “realtà” è la rivelazione di una rappresentazione del soggetto, diventa molto difficile distinguerla dal sogno. Nella nostra società contemporanea non c’è più una vera distinzione tra la dimensione onirica e mitica dell’essere straordinario ed i poveri e “normali”esseri mortali.
Gli esseri “mortali” oggi non accettano più la condizione terrena, e si sono trasformati in strani esseri, mostri, uccelli, animali e nuovi minotauri senza più corna. Queste nuove figure non sono però reali, ma maschere, schermi e dispositivi di mimetizzazione e di protezione dalla realtà.
Sono solo la rappresentazione di un “sogno”, di una menzogna, di uno spettacolo, di una finzione di cui vogliamo essere protagonisti ad ogni costo. Tra la nostra essenza intima e la maschera che portiamo non c’è più distinzione. Sono la manifestazione del desiderio irrefrenabile di cancellare e nascondere l’individualità umana del soggetto, sostituendola con un personaggio straordinario che ci protegga e con cui farsi un selfie.
Come dice Stefano Oliva, “L’alternativa contemporanea animale/cosa indica due limiti dell’umano, così come per Pascal la coppia angelo/bestia incarnava la duplice direzione del tentativo dell’uomo di evadere dalla propria natura. Angeli, mostri e vittime – l’umanità presente nelle stanze di Lo Giudice è ridotta a questo, e quelle che dovrebbero essere maschere si sono ormai fuse con i tratti del volto.”