UN GIARDINO
PER ROMA
(Il canto delle piante - un giardino temporaneo per Roma)
Team di progetto:
Emmanuele Lo Giudice; Rebeca Elena Munteanu; Enzo Cimino; Diego Repetto
Un giardino è la cristallizzazione naturale del molteplice, di un mondo “altro” foucaultiano strappato all’universo caotico, che propone un suo nuovo “ordine complicato”. La rappresentazione di un’isola dalla realtà molteplice, luogo di un rifugio benevolo.
Fin dal suo significato iniziale quale grembo della vita, il giardino ci propone una doppia immagine: quella dell’eterotopia di un “esilio” possibile con una natura idealizzata e addomesticata, e quello di una nuova “metafora del vivere in armonia per disporsi a una relazione, che va ripensata, fra uomini, animali e natura.”[1]. In questo senso il giardino diviene uno dei temi più interessanti da seguire e da studiare nella nostra condizione contemporanea, da usare come modello e strumento sostenibile di riappacificazione tra la città e la natura, per “trasformare il mondo in un giardino e il giardino in un mondo” (Massimo Venturi Ferrio).
Per far questo riteniamo però che bisogna leggere il giardino sotto un’altra prospettiva. Il giardino da luogo, si deve quindi trasformare in strumento e dispositivo ambientale, come un bosco che si arrampica su un grattacielo o ribaltandosi su una parete verticale. Ma può diventare anche qualcos’altro e, come nella nostra proposta, può diventare spazio di scoperta ludica e musicale.
Il progetto da noi proposto è una struttura realizzata con materiali riciclabili, composta da un reticolo regolare di moduli triangolari e quadrati che si incastrano tra di loro componendosi e scomponendosi in più parti, per formare uno spazio complesso di elementi verticali scultorei diversi tra loro. Questi elementi saranno arricchiti da diversi tipi di piante, con foglie piccole e grandi, con fiori colorati e profumati, raccontando in tal modo la diversità e la molteplicità della natura, rappresentandola sia attraverso la pluralità degli elementi verticali, sia attraverso la varietà vegetale usata.
Per certi versi la struttura spaziale può ricordare lo spazio eterotopico della stanza del paradiso del Danteum del Terragni, anche se qui i vari elementi verticali trascendono la loro materia eterea regolare delle forme cilindriche trasparenti, per raccontare la molteplicità del mondo naturale attraverso la differenziazione delle verticalità e l’uso di forme spigolose che creano continui e inaspettate prospettive. Come in un bosco, ogni singolarità ha una sua individualità precisa e mai uguale al suo simile, e ognuno di loro è sempre legato all’altro da una precisa connessione spaziale che è spazio energetico plurale di attrazione e repulsione. Non è mai la singolarità dell’elemento a dar vita ad un giardino, ma è la relazione tra i vari elementi che creano il corpo materico di un bosco e di un giardino. Questo spazio nel nostro giardino diviene spazio performativo e di interazione, della variazione e del molteplice che diviene luogo d’incontro e di riflessione su un modo diverso di relazionarsi con la natura. Il pubblico, che accederà all’area del giardino, troverà un sistema interattivo, legato ad una tecnologia Biodata, che al toccare le piante darà vita alla riproduzione di un linguaggio sonoro che varia da persona a persona in relazione con le varie tipologie vegetali.
Questa tecnologia è in grado di provocare una fluttuazione del campo elettrico/energetico tra la pianta e il corpo umano, producendo dei segnali di controllo riproducibili in un linguaggio comprensibile a tutti gli strumenti musicali elettronici. L’unico aspetto pianificato è la programmazione del suono con tutte le sue possibili sfumature all’interno di un sintetizzatore, che saranno curate da un sound designer. In questo caso sarà interessante il rapporto che si crea tra piante, le persone e l’ambiente circostante (caratterizzato da una precisa temperatura e umidità del suolo e dell’aria, quantità di luce, ecc) creando dei sistemi organici e complessi. Ruolo centrale lo avranno i visitatori che saranno la linfa vitale dell’installazione con i loro movimenti, contatti e interazioni con le piante e tra loro.
In questo senso il valore del canto con l’uso della tecnologia Biodata ha una doppia valenza: da un lato possiamo ritrovare il senso ed il valore di una mappa che ci guida all’interno di nuovo spazio, come avviene nella cultura aborigena australiana raccontata nel libro la Via dei Canti di Bruce Chatwin; dall’altro, ed è l’aspetto più importante, il canto acquista un forte valore relazionale e soprattutto inedito, tra uomo e natura.
In questo progetto il dialogo sonoro che si instaura tra le persone e le piante, costruisce una nuova enciclopedia relazionale, che apre la strada a un nuovo universo di relazioni possibili.
[1] Massimo Venturi Ferriolo; Oltre il giardino, Filosofia di paesaggio, ed. Einaudi, 2019.